29 Set

Treno del cioccolato gratuito domenica 11 ottobre con visita al Castello di Donnafugata

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Il parco del Castello

 
Domenica 11 ottobre sarà possibile fruire gratuitamente del servizio di trasporto andata e ritorno del “Treno del Val di Noto” dalla stazione ferroviaria di Ragusa fino a quella di Donnafugata. Tutti quelli che utilizzeranno questo servizio potranno visitare gratuitamente sia il Castello di Donnafugata che il parco interno.

A renderlo noto è l’Assessore alla cultura e beni culturali, Stefania Campo a seguito di un intesa con l’Associazione Treno Doc di Palermo che ha promosso l’iniziativa “Treno del Val Di Noto”.

La partenza da Ragusa del treno con le carrozze d’epoca degli anni trenta avverrà alle ore 13,11 con arrivo a Donnafugata alle ore 13,30. Il rientro invece da Donnafugata è fissato alle ore 17,30 con arrivo alla stazione di Ragusa alle ore 17,48.[:it]Domenica 11 ottobre sarà possibile fruire gratuitamente del servizio di trasporto andata e ritorno del “Treno del Val di Noto” dalla stazione ferroviaria di Ragusa fino a quella di Donnafugata. Tutti quelli che utilizzeranno questo servizio potranno visitare gratuitamente sia il Castello di Donnafugata che il parco interno.

A renderlo noto è l’Assessore alla cultura e beni culturali, Stefania Campo a seguito di un intesa con l’Associazione Treno Doc di Palermo che ha promosso l’iniziativa “Treno del Val Di Noto”.

La partenza da Ragusa del treno con le carrozze d’epoca degli anni trenta avverrà alle ore 13,11 con arrivo a Donnafugata alle ore 13,30. Il rientro invece da Donnafugata è fissato alle ore 17,30 con arrivo alla stazione di Ragusa alle ore 17,48.[:]

28 Set

Come sarebbe bello se tutta la Sicilia fosse Ragusa

[:it]Va bene che le province le hanno appena abolite, o meglio sostituite di nome e di fatto con altre realtà spesso più vaste e più confuse; va bene che la gestione dei territori non risponde più ai vecchi perimetri ma si scompone e ricompone in nuove scatole cinesi zeppe di enti, accordi, consorzi, distretti, sindaci, partiti, clientele ed interessi. Eppure, nella babele che tutto trascina e tutto confonde, è bene tenere fermo l’occhio su un pezzo del Sud est siciliano, quel manto di terra preziosa che da Ragusa arriva a sfiorare Siracusa e il cui confine non sempre coincide con le mappe amministrative. Perché il confine se lo dà da solo il territorio con il suo paesaggio, con la sua gente, con le caratteristiche e differenze che ciascuno può sempre e comunque toccare con le proprie mani.

Qui, in questa isola felice scelta dal commissario Montalbano per raccontarci le sue avventure, ci ritrovi carrubi secolari tra merli perfetti di muretti a secco, dove le pietre strappate ai terreni da coltivare formano panchine, abbeveratoi, masserie, ovili e ogni altro manufatto di utilità contadina. Ci ritrovi una campagna ordinata, pulita, curata, che non si incontra in nessun altro luogo di Sicilia; una produttività agro alimentare che non ha nulla da invidiare alle aree d’eccellenza in Italia con un Pil di tutto rispetto; una industriosità silenziosa, operosa, coraggiosa senza fronzoli e pennacchi, una attitudine alla correttezza che è diligenza concreta senza cartellini dell’antimafia; una società sobria ma rigorosa nella rivendicazione della propria identità storico-culturale ma anche agricola. E strade pulite che rispetto all’isola pare la Svizzera, e spiagge fruibili e attrezzate che nascondono case forse anche abusive. E una banca ‘propria’ a supporto del territorio. E poi la cultura, con un impegno intellettuale e artistico che prescinde dal turismo e non vuole proprio trasformarsi in souvenir, perché il turismo è turismo e quindi servizi, marketing e comunicazione (Montalbano docet) ma la cultura è “l’identità di casa mia”, identità privata e pubblica, antica e attuale, e per questo dinamica e produttiva ma sempre orgogliosa e quindi attenta alla tutela e alla memoria. Non c’è odore di truffa nell’offerta che il territorio fa di sé, non c’è arrembaggio né accattonaggio commerciale; non ci pensano nemmeno, i ragusani, ad arrabattare la stagione svendendo quote di identità per recimolare la pagnotta; anzi: se è pagnotta, il più delle volte il grano è “russello”, antica specie siciliana ancora in produzione per tradizione e volontà, che si produce così perché così è sempre stato, turista o non turista, in estate come in inverno: l’attività continua a prescindere e il prezzo, onesto, è sempre lo stesso. E se si tratta di cose importanti –qui (come altrove) alcuni beni valgono così tanto da essere “patrimonio dell’umanità” – i ragusani si fanno più seri, vivono il patrimonio Unesco con passione e responsabilità e spesso se la ridono del circo folcloristico e farlocco che altri hanno montato poco lontano da qui. E mentre si valorizza la tradizione ci si apre all’innovazione, alle infrastrutture, al mercato internazionale: i resort, il golf, i ristoranti stellati, l’arte contemporanea, i brand di lusso, start up, sperimentazioni e creatività, scambi con Malta e con il mondo, energie alternative, i porti, l’aeroporto: è tutto un brulicare, il Ragusano.

Senza nulla togliere a ciò che sopravvive e che con tanta fatica si distingue nella desolazione economica delle altre province, per salire un po’ più su in qualche classifica e poi trovarne riscontro nella dimensione reale, non servirebbero scoop da programma elettorale, botte di genio o mirabolanti invenzioni: basterebbe che tutta la Sicilia fosse Ragusa.

 Costanza Messina

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